La critica ha in comune con la Chiesa la strana voglia di creare sempre nuovi dogmi, che mancano logicamente di qualsiasi fondamento. Essa lo fa non tanto per render ancor più stupidi i creduloni, quanto piuttosto per sfogarsi con coloro che hanno oltraggiato il dogma.Arthur Schnitzler
Lettera a Jakob Wassermann, 03.11.1924
~ Verità: piccole grandi epifanie di tutti i giorni. ~
Leggo la "recensione" a Nymphomaniac della Aspesi e penso: in Italia non abbiamo critici cinematografici ma giornalisti di costume.
Questo paese ha sovvertito il Darwinismo.
La politica italiana e Beautiful condividono lo stesso schema narrativo: infinite permutazioni per dare l’apparenza di cambiamento, costanti corsi e ricorsi per generare l’impressione del tempo che passa, possibilità per chi ha perso svariate puntate di rientrare nella narrazione senza avvertire buchi o salti logici. Forse condividono anche lo stesso pubblico.
I critici cinematografici tutti e i giornalisti politici italiani condividono la necessità di perpetuare il mito del significato; se passasse l’idea che ogni film è un’opera da vedere più che da interpretare e che la politica italiana è da decenni vuota rappresentazione, sarebbero estinti e soprattutto senza stipendio.
Il remake di La Casa si prende troppo sul serio, a partire dal poster: “Non conoscerai terrore più grande.” Anche meno. In questo, il film di Fede Alvarez commette due errori: prendere sul serio un film che aveva nell’allegro verminoso il suo punto di forza e prendere sul serio l’idea di remake.
Fine della recensione.
Intanto che aspettavo di entrare in sala, gli schermi TV di fronte al bar mandavano – muti – i trailer dei film in arrivo. Ho notato che Il Grande Gatsby viene presentato “da Baz Luhrmann, regista di Romeo + Giulietta e Moulin Rouge” nascondendo zitti zitti il noiosissimo e rovinosissimo Australia: una strategia di marketing piuttosto comune, quella di ripescare il più recente successo ignorando l’ultimo flop.
Poi è arrivato After Earth, il colossal di fantascienza con Will Smith e suo figlio. Poco più in là mi è caduto l’occhio sul relativo gigantesco poster. Né il trailer né il poster fanno menzione del regista. Un’idea di marketing così efficace che non ho la minima intenzione di rovinare.
L’amore ha i tempi del colera.