Dopo circa un anno, torno a citare Raymond Carver e il suo Il Mestiere di Scrivere.
Se le parole sono appesantite dall’emozione incontrollata dello scrittore, o se sono imprecise e inaccurate per qualche altro motivo, fatalmente gli occhi del lettore scivoleranno sopra di esse e non si sarà ottenuto un bel niente. Raymond Carver
L’esattezza di pensiero deve essere seguita dall’esattezza dello stile. Disciplina è quel che serve. E lentezza, per ponderare i sottintesi, le connotazioni e i suoni di ogni singolo nome, avverbio, aggettivo.
Senza dimenticare l’esattezza della punteggiatura. Dopo la visione apocalittica di Aldo Busi su una virgola messa male, il punto di Isaak Ėmmanuilovič Babel’:
Un punto del genere può rivaleggiare in potenza con il CUT TO BLACK cinematografico: l’assoluto dell’assertività, dopo il quale gli indici e i titoli di coda sono propaggini superflue e quasi fastidiose.
dipende dai casi, per Carver era così, io non sono d’accordo, infatti una volta letto l’ho subito dimenticato Punto.
Non è che Carver abbia scritto cose memorabili. E neppure Il Mestiere di Scrivere è così incisivo. Ma quel che ha detto qui sopra penso sia incontrovertibile.
La scrittura può indubbiamente avere una grande forza ed il rispetto di alcune regole, tra cui la punteggiatura, è alla base di uno scritto di successo; quello che però maggiormente conta, a parer mio, è la disposizione d’animo e l’intento ( che deve essere nobile, sincero e senza mezzi fini )con cui si scrive.
Un saluto